11.11.2008

SPECIALE BERTONE - Vicina l’insolvenza

Da ieri ci sono due frecce in più all´arco dei lavoratori della Bertone. Tutte e due sono state scagliate durante l´udienza (anticipata) per discutere la richiesta dei commissari di dichiarare l´insolvenza della holding. La prima l´ha lanciata il ministro alle Attività produttive Claudio Scajola, con un duplice parere favorevole: riconoscimento dello stato di insolvibilità e sì all´estensione dell´amministrazione straordinaria alla holding. La seconda il pm Avenati Bassi che ha aderito all´istanza di insolvibilità presentata dai commissari.

Due pareri che molto probabilmente il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Torino, Francesco Donato, terrà nella giusta considerazione quando, nei prossimi giorni, scriverà la sentenza con cui deciderà se accogliere oppure no la richiesta dei commissari Stefano Ambrosini, Vincenzo Nicastro e Giuseppe Perlo. Ma c´è di più. Durante l´udienza al terzo piano del palazzo di giustizia c´è stato spazio anche per un «coup de theatre». A metà delle quasi due ore di dibattimento dalla prima sezione civile del tribunale è arrivato il pronunciamento sulla richiesta di messa in liquidazione della holding del gruppo, avanzata dalle due figlie di Lilli Bertone, Barbara e Marie Jeanne, riconoscendo «l´insanabile dissidio tra i soci che rende ingestibile l´assemblea». In realtà, il tribunale non ha disposto la messa in liquidazione, ma ha invitato l´amministratore Gili a convocare una nuova assemblea per nominare il liquidatore. In ogni caso questa procedura non si sovrappone con quella invocata dai tre commissari: procedono su due binari paralleli, destinati a non incontrarsi.

Cosa accadrà adesso? Tutto ruota attorno alla sentenza del dottor Donato. Nessuno ieri, neanche tra i sindacati, voleva dirsi ottimista. I commissari invece hanno evitato qualsiasi commento. D´altronde sono mesi che lavorano al riconoscimento dell´insolvibilità della holding per poter così riportare sotto lo stesso tetto tutta l´azienda, marchio e terreni compresi, "separati" dalla famiglia Bertone quando l´azienda era già in crisi. Già, la crisi. A questo proposito ieri è uscito un quadro un po´ più chiaro dei conti della storica carrozzeria. Lo ha tracciato l´amministratore Gili. La capogruppo ha un patrimonio di 30 milioni. Dunque dal punto di vista strettamente contabile non si sente insolvente.

Ma la vera questione è giuridica, non di bilancio. E così alla domanda su quanto ci sia ancora in cassa, per fronteggiare i debiti, è uscita la cifra di 360 mila euro. Una somma non in grado di coprire i debiti in scadenza entro il 31 dicembre. Ed ecco che spunta «l´insolvenza prospettica»: con due precedenti illustri, la stessa carrozzeria Bertone e l´Alitalia. Entrambe avevano liquidità, ma non tale da garantire la copertura in futuro. Di qui «l´insolvenza prospettica» citata dall´avvocato Marco Arato dello studio Bonelli&Pappalardo. Non solo: in questi mesi non sono stati fatti dai soci versamenti per sanare in extremis l´insolvenza. Confermando così quanto sostengono i commissari: Bertone è una società che non è più in grado di far fronte ai propri debiti.

Basterà per convincere il presidente del tribunale a dichiarare l´insolvenza e permettere così di uscire dall´impasse in cui la vicenda - e soprattutto il futuro di 1240 lavoratori - è finita? Nessuno è pronto a scommettere. Nell´attesa però ci si prepara a un altro appuntamento importante: il vertice di venerdì al ministero delle Attività produttive. Da Scajola andranno i tre commissari, i presidenti di Regione e Provincia, il vicesindaco di Torino. L´ideale sarebbe arrivarci con nella borsa la sentenza. Le promesse di interesse per la storica carrozzeria ci sono già. Neanche la crisi di queste settimane ha spento gli interessi di quegli imprenditori, soprattutto stranieri, che hanno apprezzato la capacità di fare auto delle tute blu Bertone.

(Repubblica, 11 novembre 2008)



Bertone

  • Il marchio della Bertone Il marchio della Bertone