SPECIALE BERTONE - Cinque possibil acquirenti
Ora gli interessati sono cinque. Dopo
le due cinesi, la Hong Kong Tahie e la Genertech, l´estate ha
portato altri tre soggetti a sondare il terreno per una possibile
acquisizione della Bertone, o almeno di alcune sue parti. Si tratta
di una cordata di imprenditori spagnoli, una società russa ed
una multinazionale indiana. Sui nomi regna il riserbo, ma solo di
quest´ultima si conosce qualche dettaglio in più: si è
fatta viva con un importante banca italiana nel ruolo di advisor, non
è Tata e non si occupa solo ed esclusivamente di auto.
È
il frutto del lavoro estivo di Stefano Ambrosini, Vincenzo Nicastro e
Giuseppe Perlo, i tre commissari che attualmente amministrano in via
straordinaria la carrozzeria di Grugliasco. Un´estate passata
tra analisi di carte e conti e colloqui con nuovi interessati. Tre in
tutto, tra i quali almeno uno, o forse anche due, sarebbero disposti
a rilevare il pacchetto completo lasciando però alla famiglia
la proprietà dello storico marchio ed anche di parte dei
terreni. Proprio i due elementi che la signora Lilli, la vedova del
fondatore Nuccio che oggi presiede la Bertone Spa, sembra considerare
invendibili.
Insomma, ci sarebbe almeno un soggetto
interessato alla carrozzeria e disposto anche a condividere gli spazi
con il progetto di rilancio industriale annunciato da Lilli Bertone
tramite le colonne di Repubblica. Un progetto su cui rimangono forti
perplessità: il fondo d´investimento che accompagna la
signora Bertone per il momento non ha ancora messo nero su bianco la
quantità di denaro che intende mettere sul piatto e in più
sembra difficile che scelga di appoggiare una società
dall´azionariato così spaccato, con la signora Lilli che
spinge in una direzione e le figlie Barbara e Marie Janne che premono
in quella opposta. Il tutto in uno scenario nazionale e
internazionale a dir poco difficile per il settore automotive.
Ora il cerino passa dalle mani dei
commissari a quelle della vedova Bertone. Tocca a lei ragionare sui
cinque interessamenti ed eventualmente scegliere con quali avviare le
trattative. Un rifiuto spingerà quasi sicuramente il trio
Ambrosini-Nicastro-Perlo a rivalse giudiziarie pesanti, fatte in nome
del bene dell´azienda e dei suoi più di mille lavoratori
in bilico da mesi. Ieri, in cinque ore di riunione, i commissari
hanno fatto il punto della situazione e hanno riempito l´agenda
con gli appuntamenti del mese. All´inizio della prossima
settimana si terrà un incontro al ministero delle Attività
produttive, di cui faranno relazione ai sindacati l´11
settembre. Sempre con i rappresentati dei lavoratori sarebbe già
previsto un incontro il 17 settembre, questa volta per parlare delle
iniziative giudiziarie che nel frattempo potrebbero scattare. Il 17
ottobre ci sarà invece l´udienza per lo stato passivo,
in cui sono in ballo le posizioni di circa 1.300 creditori.
In
programma anche un colloquio con gli assessori regionali al Lavoro e
all´Industria, Angela Migliasso e Andrea Bairati, con
quest´ultimo che ieri ha commentato positivamente l´arrivo
di nuove offerte, pur invitando alla calma: «Vedremo se queste
opportunità, quando si consolideranno, avranno le
caratteristiche adeguate. A noi preme la tutela del valore
industriale e soprattutto dei lavoratori». Anche il leader
della Fiom, Giorgio Airaudo, ha predicato cautela: «Il fatto
che ci siano interessamenti dimostra che nonostante la crisi una
soluzione è ancora possibile. Ma a noi non servono né
avventure né avventurieri. Abbiamo bisogno di una soluzione
industriale valida, che sia finanziariamente sostenuta e socialmente
accettabile, cioè che preveda la riassunzione di tutti i mille
lavoratori».
(Repubblica, 5 settembre)
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