09.09.2008

SPECIALE BERTONE - La carta dell’amministratore straordinario

Tre giorni. Tre giorni fondamentali per capire le sorti della Bertone e dei suoi mille lavoratori. Oggi si dovrebbe tenere l'assemblea dei soci della Bertone Spa, la holding che controlla la carrozzeria e detiene i marchi e la proprietà dei muri dello stabilimento di corso Allamano. Il condizionale è d'obbligo anche perché secondo la presidente Lilli Bertone, vedova di Nuccio, la riunione «è in forse perché non riuscirebbero ad essere presenti tutti i soci».



 
 

Un giallo che si risolverà solo oggi e che forse dipende anche dai rapporti tra i soci, tra la signora Bertone, le figlie, Barbara e Marie Jeanne, e i cugini Gracco De Lay, che nell'ultima assemblea si erano alleati con la signora Bertone per evitare di dare mandato ai commissari (Stefano Ambrosini, Vincenzo Nicastro e Giuseppe Perlo) di vendere marchi e immobili. In più la signora Bertone, ad agosto, ha trasformato la società semplice Nube, la cassaforte della famiglia, in società a responsabilità limitata, così da avere il controllo sia rispetto alle figlie, sia nella holding. Anche se l'atto è controverso, potrebbe avere una sorta di potere di veto rispetto alle proposte degli altri soci e dell'amministratore giudiziario, Maurizio Gilli. Ed anche la mossa di non tenere l'assemblea oggi potrebbe avere l'obiettivo di allungare i tempi ed arrivare all'11 settembre, quando il mandato di Gilli scadrà e la holding tornerà in mano ai soci. Ed il rischio è di tornare indietro. Anche perché la holding non sembra in grado di prendere una decisione. La signora Bertone è determinata a non vendere e ad andare avanti con il suo piano, le figlie no, mentre i Gracco De Lay vorebbero uscire, ma non trovano l'accordo.



 
 

Per uscire dall'impasse, il tribunale potrebbe decidere di stringere. Come? Dipende se qualche socio entro l'11 presenterà un'istanza di proroga del mandato di Gilli, richiesta che potrebbe essere fatta anche nell'assemblea di oggi, a patto che si svolga. E nella proroga a Gilli potrebbero essere affidati poteri straordinari, come la messa in liquidazione o il mandato a vendere marchio e immobili, che non possono essere slegati dagli impianti di proprietà della Carrozzeria. In questo modo i commissari avrebbero mano libera a trattare con i cinque gruppi, uni spagnolo, due cinesi, un russo e uno indiano, che hanno bussato alle loro porte.



 
 

Ieri si sono riuniti anche i rappresentanti dei lavoratori, in attesa di incontrare l'11 i commissari. E a giallo si aggiunge giallo. Anche perché i lavoratori hanno visto aggirarsi, ancora a luglio, Gian Mario Rossignolo attorno allo stabilimento. Che sia tornato in pista per acquistare l'azienda? «A luglio sì – spiega Rossignolo – Ora no, anche perché con chi è possibile aprire una trattativa credibile? Non c'è nessuno che abbia titolo fino in fondo. Io vado avanti, se un giorno ci sarà qualcuno vedremo».



(Repubblica, 9 settembre)


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