02.10.2008

SPECIALE BERTONE - Sos degli enti locali al Governo

«Attenzione la crisi del car design, di quelli che un tempo si chiamavano i carrozzieri, è un problema di politica industriale nazionale, che non riguarda solo Torino e il Piemonte, ma tutta l´Italia». A lanciare l´appello al governo, nel giorno in cui nella sede della giunta regionale di piazza Castello si consuma l´ennesimo incontro sul destino della Bertone tra enti locali, commissari dell´azienda di Grugliasco e sindacati, sono il vicesindaco Tom Dealessandri e l´assessore alle politiche industriali della Regione Andrea Bairati.

Non è un giorno facile questo 1 ottobre per i lavoratori piemontesi: sotto le finestre del palazzo della Regione, insieme con i dipendenti della Bertone in cassa integrazione ormai da quasi tre anni, ci sono anche quelli della Stampal, la fabbrica di Borgaro arrivata al secondo fallimento e dove rischiano il posto altri 180 operai. E brutte notizie arrivano anche dalla galassia Fiat: dopo dodici anni infatti torna la cassa integrazione alla Powertrain Technologies, l´ex Iveco. Il provvedimento interesserà complessivamente 1.330 lavoratori: dal 27 al 31 ottobre, 440 delle linee di produzione dei cambi; solo tre giorni a partire dal 29 ottobre per 890 delle linee dei ponti e degli assali. Non sono invece coinvolti i 1.100 addetti ai motori e 260 di linee miste.

«Era dal '96 - commenta Gianfranco Verdini della Uilm di Torino - che non si faceva cassa nello stabilimento ex Iveco. Siamo molto preoccupati perché dimostra che la crisi non è solo dell´auto, ma più estesa. I timori riguardano anche i lavoratori interinali e i contratti a termine, che sarebbero stati meglio tutelati se avessimo fatto un accordo sui 17 turni». «È sempre più evidente che la crisi - osserva il segretario della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - non è solo Fiat, ma globale. Oggi però la cassa interessa in Italia, in tutti i settori, più lavoratori che all´inizio della crisi del 2002. L´arrivo della cassa all´Iveco, dove solo pochi mesi fa ci chiedevano più orari, dimostra la gravità della situazione. E dimostra che la previsione di fare più turni era infondata e, forse, strumentale».

Tornando alla crisi Bertone, all´incontro in Regione non si è presentata l´«ospite d´onore» e cioè Lilly Bertone, che ha invece mandato una lettera all´assessore al lavoro regionale Angela Migliasso, in cui ha ricordato di aver avuto a luglio incontri a Roma con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e in seguito, insieme con i commissari dell´azienda, con rappresentanti del ministero delle Attività produttive.

Incontri in cui ha ripresentato (insieme ai suoi due consulenti Vito Truglia e Marco Filippa) le proposte di rilancio: che prevedono il concordato fallimentare il mantenimento del marchio e di 40 mila dei 220.000 metri quadri di stabilimenti. «Con quelle proposte non si va da nessuno parte» ripetono però i sindacati che nei prossimi giorni hanno organizzato due manifestazioni: il 10 ottobre una fiaccolata serale a Grugliasco, il 15 ottobre una assemblea dei lavoratori in corso Peschiera davanti alla casa delle signora Bertone.

Preoccupati per le sorti dell´azienda sono anche gli enti locali: «A questo punto è evidente che il ricorso presentato dai commissari straordinari al Tribunale perché metta nella loro disponibilità anche il marchio Bertone e gli stabilimenti (oggi ancora nelle mani dei vecchi proprietari), è fondamentale per il futuro dell´azienda - dice Dalessandri - senza quegli asset è difficile che qualcuno voglia davvero investire per il rilancio». E anche le sette «manifestazioni d´interesse» per la Bertone arrivate ai commissari rischiano di rimanere senza seguito. «Speriamo che il Tribunale decida in fretta, quella è l´unica soluzione» aggiunge l´assessore provinciale Carlo Chiama anche se è improbabile però che i giudici si pronuncino prima della fine di novembre. E Bairati rilancia: «Scriverò al ministro Scajola per fargli presente che il problema del car design non è questione torinese, ma nazionale. E chiedendogli un incontro urgente». «È un patrimonio quello dei carrozzieri - aggiunge Dealessandri che in Italia c´è solo a Torino. Anche in Europa non è che ci siano altri distretti così importanti. Per questo il problema non riguarda solo noi, ma tutta Italia».
(Repubblica, 2 ottobre 2008)

Bertone

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