04.09.2008

SPECIALE BERTONE - La mossa dei commissari

Un vertice fra i commissari della Bertone per capire quali passi fare per garantire un futuro industriale alla Carrozzeria di Grugliasco. Stefano Ambrosini, Giuseppe Perlo e Vincenzo Nicastro si incontreranno oggi in corso Allamano per studiare la situazione, alla luce anche delle parole chiare della presidente della holding che controlla la società, Lilli Bertone. «Non venderò terreni e marchi ai cinesi – sostiene la vedova di Nuccio – sono in trattativa con i Gracco per negoziare la loro uscita dalla società, così come con le mie figlie, Marie Jeanne e Barbara, se lo vorranno». Non solo. «Ho un piano, un fondo che mi garantisce i soldi per ripartire da domani mattina e quindi intendo andare avanti».

I commissari preferiscono non parlare,. Prima è meglio fare il punto della situazione, ben sapendo che chi ha intenzione di ripartire con la produzione deve avere subito a disposizione tra i 250 e i 300 miliardi di euro. E pare che il fondo che sostiene il piano della signora Bertone, che vorrebbe produrre insieme ad auto anche elicotteri e parti di aerei su una piattaforma comune, non sarebbe pronto ad impegnarli subito. Insomma. L signora Bertone avrebbe le spalle troppo gracili. Non solo. Per i progetto della vedova di Nuccio non sarebbe necessario tutto lo stabilimento, pari a 220 mila metri quadrati, ma un spicchio che potrebbe essere di circa 20 mila metri quadrati, con l'uso comune dell'impianto di verniciatura, l'impianto più pregiato dello stabilimento.

Il resto potrebbe andare benissimo al gruppo che si candida a rilevare la carrozzeria e a proseguire l'attività. In lizza ci sarebbero i cinesi ma non solo. Avrebbero bussato alla porta dei commissari anche altri due gruppi, europei, importanti. E forse il fatto che non siano solo i cinesi ad aspirare allo storico marchio torinese potrebbe indurre la Bertone a mollare, a farsi passare la paura del pericolo giallo.

I tempi sono stretti. I commissari si sono dati tempo fino al 31 dicembre. Se non riusciranno a garantire una continuità industriale entro la fine dell'anno si presenteranno in tribunale con un nulla di fatto e al loro posto subentrerà un curatore fallimentare. In pratica, sarebbe la fine. Ambrosini, Perlo e Nicastro cercheranno di evitare un epilogo del genere, ma se Bertone continuerà a far da barriera sarà difficile importare una trattativa seria con le società pretendenti. Non verrà lasciato nulla di intentato per spingere la signora Bertone a cedere stabilimento e marchi. Ma per farlo bisognerà aspettare la ripresa a pieno ritmo dell'attività giudiziaria, il 16 settembre, quando i commissari potranno proporre ai giudici alcuni interventi per costringere, volente o nolente, la proprietà ad aprire una trattativa.

A luglio sembrava tutto fatto. Sembrava essere passata la linea delle figlie, Barbara e Marie Jeanne, di dare mandato ai commissari di discutere per la cessione. Risoluzione che nell'ultimo consiglio di amministrazione non è passata a causa di un inedito accordo tra Lilli Bertone e gli altri soci della holding, i Gracco. Intesa che blocca tutto.

Ora la parola ripasserà ai commissari che oggi decideranno il da farsi e probabilmente decideranno di rispondere alla posizione della vedova di Nuccio Bertone. Ed i lavoratori, gli stessi che hanno indirizzato una lettera a Lilli e ai soci chiedendo di farsi da parte, aspettano. Martedì si sono riunite le Rsu dell'azienda e i sindacati hanno chiesto un incontro al più presto con i commissari. Dopo decideranno cosa fare ed è probabile che metteranno in campo tutte le iniziative possibili per sensibilizzare la proprietà, le istituzione e l'opinione pubblica. All'inizio della crisi in corso Allamano erano 1.500 tute blu, ora sono rimaste 1000 persone, mille famiglie. Un fallimento avrebbe un impatto sociale forte, considerando anche la nuova crisi che sta vivendo il settore, le difficoltà di ricollocamento oltre alle nubi che si addensano sull'altra principale carrozzeria torinese, Pininfarina, dopo la scomparsa ad agosto di Andrea Pininfarina e un piano di ristrutturazione imminente con qualche centinaio di esbueri.

 (Repubblica, 4 settembre)

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