11.03.2009
CARBONATO: ”Sulla cassa sono d’accordo”
È così minuscolo che ci
vuole tutto l'ottimismo della volontà del presidente
dell'Unione industriale, Gianfranco Carbonato, per vederlo: ma un
piccolo rimbalzo nell'andamento della congiuntura torinese c'è.
Il saldo ottimisti-pessimisti relativo alla produzione industriale
per il settore auto e indotto scende da -78,9 del primo trimestre a
-63,2 del secondo. E il saldo generale sulla produzione passa dal
-65,9 a -62,8 mentre sono pessimisti sugli ordini totali il 62,3%
degli interpellati dalla ricerca dell'Unione contro il 66 di tre mesi
fa. Nulla su cui cantare vittoria o su cui costruire ipotesi per il
terzo trimestre, ma un dato che conferma - come dice Carbonato - «che
gli incentivi all'auto sono serviti, peccato che sia l'unico settore
a averli ottenuti». E ieri la Fiat ha annunciato quattro sabati
lavorativi alle Meccaniche. Subito aggiunge: «Non si capisce
perchè non si possano estendere ai beni di investimento, dai
macchinari alle macchine movimento terra ai camion. È evidente
che serve una Tremonti ter che era stata fatta in momenti molto meno
difficili». Polemizza: «Si dice: inutile dare incentivi
perchè il cavallo non beve; dissento perchè molti
imprenditori vorrebbero già ora fare investimenti per
migliorare la propria competitività e essere pronti quando la
crisi sarà finita». Il «rimbalzino» è
trascinato da automotive e indotto e confermato da dati Anfia e Unrae
che a febbraio hanno registrato contratti di vendita in salita del 4%
sul febbraio 2008. Ma la crisi complessiva è lontano
dall'essere svanita. Il tasso di capacità produttiva previsto
è del 57,3%, era il 63; il 58,2% pensa di ricorrere alla cassa
integrazione - che in questo momento investe 350 aziende dell'Unione
per 31 mila addetti - contro il 47 di tre mesi fa. E soprattutto
cresce a dismisura la sofferenza per il ritardo negli incassi: è
arrivata all'83,6% mentre era già al 65,6; un incremento che -
insieme alla sofferenza nel credito rischia di paralizzare imprese e
economia. Duro Carbonato: «Paradossale che il sistema
finanziario che hanno avviato il disastro adesso tiri i remi in barca
e assurdo anche che non si riescano ancora a ottenere i pagamenti
dalla pubblica amministrazione. Sono 70 miliardi; che cosa ci vuole
per sbloccarli?». Carbonato concorda con la Fiom e con i molti
che sollecitano di portare la cassa ordinaria dalle 52 settimane in
due anni come è ora a 104 in tre come fatto nella crisi del
2002. Dice: «Non si può non farlo perchè la cassa
ordinaria è uno strumento che tutti ci invidiano che pagano
aziende e lavoratori e che serve a tenere i dipendenti dentro le
imprese». Mentre quella straordinaria «ha un segno più
netto di irreversibilità delle difficoltà aziendali».
Il presidente dell'Unione non ha dubbi: «Dobbiamo attraversare
il fiume della crisi e arrivare dall'altra parte con le aziende
aperte. Qui a Torino per fortuna c'è ancora tanta manifattura;
dopo la crisi si tornerà all'economia reale e abbiamo il
dovere di difendere le nostre industrie».
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