07.03.2009
CRISI - Le imprese faticano a pagare l’anticipo della cassa
Sono un po' più di mille, ma
cresceranno. I lavoratori in cassa ordinaria che non ricevono
l'anticipo dalla propria azienda - come è prassi in attesa che
l'Inps rimborsi i datori di lavoro - per ora non sono molti, ma le
difficoltà nel credito e i ritardi nei pagamenti faranno
lievitare il numero di aziende - adesso intorno alle 25-30 nella
meccanica - che non ce la faranno a pagare. Il segretario Fiom,
Giorgio Airaudo, snocciola un piccolo elenco: «Non c'è
anticipo alla Nuova Promet con 80 addetti, alla Alcar con 200, alla
Galle con 70, alla Arcudi con 30, alla Amv con 30». Le imprese
più grandi soffrono un filo meno e infatti, il direttore
dell'Unione industriale, Beppe Gherzi, assicura che finora «anche
se con problemi di scarsa liquidità le aziende anticipano».
Ma già tra le associate dell'Api - che da inizio anno ha
registrato quasi un più 600% nella cassa - i problemi sono
pesanti. Il direttore, Roberto Degioanni dice: «Se la crisi va
avanti così molte imprese non riusciranno a anticipare
l'assegno». E sollecita un accordo tra Regione, imprese e Abi
«affinchè le banche paghino la cassa direttamente ai
lavoratori». Ma non basta: «Nel provvedimento sugli
incentivi all'auto e agli elettrodomestici c'è scritto che i
pagamenti ai fornitori non devono tardare; invece la grande
committenza fa aspettare troppo le imprese minori». Il mondo
dell'artigianato è in questo momento il più colpito
perchè i lavoratori percepiscono quasi esclusivamente cassa
straordinaria spesso in deroga e questa - a differenza della
ordinaria che al massimo tarda due-tre mesi - viene pagata dall'Inps
anche dopo 6-7. Il segretario della Cna, Paolo Alberti, non ha dubbi:
«Le nostre imprese boccheggiano, ma cercano di pagare gli
anticipi perchè non vogliono veder morire di fame i
dipendenti, ma siamo al limite». In più - come dice
senza mezzi termini - «c'è la follia di un decreto sugli
ammortizzatori sociali che ancora non c'è e così siamo
in un limbo senza sapere che cosa fare: se chiedere la cassa o la
disoccupazione». Affranta anche l'assessore Angela Migliasso:
«Abbiamo scritto al Ministero per capire che fare. Speriamo che
entro fine mese arrivi il decreto. Per ora abbiamo 2,5 milioni che
potremmo usare, ma non sappiamo come. E dei 10 milioni stanziati per
il Piemonte non e' arrivato un solo euro». Per la prossima
settimana ha convocato un incontro con l'Abi per gli anticipi di
cassa. Anticipi di cassa straordinaria che continua a fare - in
alcuni mesi con una esposizione di 6 milioni che potrebbero presto
diventare 8-9 - il Comune di Torino. Il vicesindaco Dealessandri
assicura che «non sono assolutamente a rischio». E
Airaudo propone: «Le settimane di cassa ordinaria devono
tornare a essere 104 in tre anni e non 52 in due perchè molti
stanno per finirla; gli ammortizzatori sociali andrebbero modulati
anche in base a fermate di un giorno alla settimana o di una
riduzione di orario giornaliero. Serve più flessibilità
altrimenti il rischio è che si arrivi in poco tempo agli
esuberi». Sull'aumento a 104 settimane concorda Migliasso:
«Bresso e io abbiamo scritto a Berlusconi per chiederlo il 17
ottobre. Non è mai arrivata risposta».
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