28.10.2008
CRISI - Oltre 20.000 lavoratori in Cig
Il mercato non risponde più come prima, le imprese producono meno, gli
operai non servono e al mattino, anziché andare in fabbrica, restano a
casa in cig, cassa integrazione. «Basta guardare i grandi viali di
Torino al mattino: ricordano le prime settimane di giugno, quando
chiudono le scuole. La crisi economica la si riconosce anche da
questo», dice Maurizio Peverati, segretario per il Piemonte dei
metalmeccanici della Uil. E per capire che il fenomeno non è dovuto a
un' ondata di sensibilizzazione ambientale basta osservare i numeri.
Una stima sommaria fatta dalla Cgil parla di 20 mila lavoratori
piemontesi che quest' anno hanno vissuto almeno una volta la cig sulla
propria pelle. I dati della Fim-Cisl raccontano di 110 mila ore di
cassa richiesta dalle aziende torinesi, più di 13 mila giorni di lavoro
persi nel nulla perché non c' era abbastanza da produrre. Le cifre
della Fiom Torino, invece, fanno capire che ormai la crisi vera è
arrivata. Dicono che i dipendenti in cassa integrazione dal primo
gennaio a ieri sono più di 19 mila in 294 aziende e che l' impennata è
arrivata a ottobre: solo negli ultimi 27 giorni sono arrivate richieste
da parte di 101 imprese, che riguardano più di 12 mila operai. La
drammaticità emerge usando la calcolatrice: quasi quattro aziende al
giorno fanno ricorso alla cig, 450 lavoratori al giorno ci si ritrovano
da un giorno all' altro. E in più, sempre secondo la Fiom da inizio
anno ci sono sette imprese che hanno chiesto la procedura di mobilità
per una parte dei dipendenti, 26 che sono in cassa integrazione
straordinaria (che non è legata a un calo della domanda ma a problemi
interni alla singola azienda), tre che hanno chiesto contratti di
solidarietà. Oltre a 2.700 operai precari lasciati a casa da giugno a
oggi. Appena un antipasto, secondo Claudio Chiarle, segretario
provinciale della Fim-Cisl: «Le criticità vere devono ancora arrivare.
A parte i casi "classici", come Bertone o Stampal, oggi abbiamo
situazioni ancora gestibili, ma da parte di alcune aziende arrivano
segnali che parlano di ulteriori contrazioni del mercato. Un esempio:
molte hanno già iniziato a ridurre le auto di servizio e i vari benefit
ai dirigenti. Vuol dire che la situazione si sta facendo pesante».
Parole a cui fa eco Maurizio Peverati, segretario Uilm: «Non siamo
ancora arrivati al culmine, siamo preoccupati soprattutto per le
piccole e medie imprese: dopo la crisi finanziaria alcune banche stanno
chiedendo il rientro delle esposizione e le aziende sono costrette a
far ricorso alla cassa per far quadrare i conti». Tempi duri, per i
grandi e per i piccoli, soprattutto per i metalmeccanici e per i
chimici. La spada di Damocle che pende sull' economia torinese è il
mercato dell' auto: sta andando male e le aspettative per l' inizio del
2009 parlano di ulteriori rallentamenti. Così la cassa è arrivata anche
nella galassia Fiat. A Mirafiori ci sono 3.500 operai che staranno a
casa dal 3 al 16 novembre. Lo stesso faranno 1.200 lavoratori dello
stabilimento Stura della Iveco Powertrain, che in realtà hanno già
potuto avere un assaggio in questi giorni: da ieri fino a venerdì non
lavorano in 440 sulla linea di produzione cambi, da domani a venerdì
saranno in cassa anche 890 addetti ai ponti e agli assali. Ancora
peggio alla Cnh (New Holland) di San Mauro, dove 682 lavoratori non
lavoreranno fino all' 8 novembre, poi rientreranno per due settimane e
torneranno di nuovo in cig fino alla fine dell' anno. Davvero un brutto
segnale per uno dei settori, quello delle macchine per il movimento
terra, che storicamente è tra i più robusti del gruppo. E, come sempre
accade, quando Fiat va male si porta dietro tutto l' indotto, che
rimane molto consistente nonostante l' economia piemontese sia riuscita
a smarcarsi abbastanza dalla monoproduzione di automobili. Ma la cig
riguarda anche altri settori della metalmeccanica. è arrivata anche nel
siderurgico, ad esempio alle acciaierie Beltrame di San Didero che l'
hanno usata con 350 dipendenti, e nel chimico, con mille addetti (su
1.600 in totale) della Pirelli di Settimo interessati dalla cig. Anche
negli elettrodomestici: alla Indesit di None, i 600 dipendenti non
lavoreranno questa settimana e la prossima, mentre a dicembre accadrà
ad orario ridotto. «La colpa - spiega Claudio Suppo, funzionario della
Fiom - è del calo dei consumi. A differenza dell' auto, l'
elettrodomestico ha una sua stagionalità: da settembre a dicembre i
volumi di vendita aumentano perché la gente è solita cambiare gli
elettrodomestici in questi periodi. Invece la Indesit è in cassa. L'
azienda dice che va tutto bene, ma se va avanti così~». Ma la crisi è
cosa nota anche in altri settori, come l' alimentare per esempio. L'
Abit, impresa casearia di Grugliasco, ha messo in mobilità 33 addetti
su 123 complessivi. E se le grandi arrancano, le piccole se la passano
anche peggio, come spiega, citando un solo dato, Elisabetta Mesturino
della Camera del Lavoro di Torino: «Le imprese artigiane tra luglio e
inizio ottobre hanno richiesto un numero di ore di cassa integrazione
maggiore rispetto al totale di ore chieste nel primo semestre del
2008».
(La Repubblica, 28 ottobre 2008)
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