12.11.2008
FIAT - Altra cassa, si fermano anche la ”Mito” e Iveco
Tre settimane di lavoro in due mesi a Mirafiori. Fino al 12 gennaio
i cancelli dello stabilimento di corso Unione Sovietica si
apriranno poco e a singhiozzo. L´azienda ha comunicato una nuova
settimana di cassa, dal 24 al 30 novembre, e per la prima volta
saranno coinvolti i lavoratori della linea Alfa MiTo. Uno stop
dettato dalla crisi generale del mercato. Basta mettere in fila i
giorni, tra cassa già annunciata e quella nuova, oltre al lungo
fermo per le feste di fine anno, e il conto è fatto: a novembre
cinque giorni di lavoro. Fino al 12 gennaio tre settimane.
A Mirafiori linee ferme dal 3 novembre fino a lunedì prossimo (tranne la Mito). Segue una settimana di attività e poi un blocco totale dal 24 al 30. Dal 1 al 7 dicembre rientreranno solo le tute blu della piccola Alfa, circa mille addetti. Gli altri 3.200 torneranno al lavoro il 9 e l´attività non dovrebbe essere sospesa fino al 22 dicembre, giorno di inizio delle ferie di fine anno che termineranno l´11 gennaio.
I lavoratori dello stabilimento Powertrain Technologies, ex Iveco, di Torino Stura, andranno in cassa integrazione per oltre un mese, dal 9 dicembre a lunedì 12 gennaio. Sono già stati tutti utilizzati infatti i giorni di permesso che normalmente servono a prolungare il ponte di fine anno. La fermata produttiva non è la sola per la fabbrica. A fine novembre sono previste due settimane di settimana di cassa per i 1.600 addetti ai cambi e agli assali, una per quelli che producono i motori. «Oltre alla gravità della crisi che porta le imprese a bloccare gli acquisti - osserva il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - l'impressione è che le difficoltà siano state aggravate da una non corretta gestione del portafoglio ordini. Nella prima parte dell'anno l'azienda andava benissimo, imponeva straordinari, aveva assunto 300 precari e chiedeva i 17 turni. Ora invece siamo di fronte al periodo più lungo di cassa integrazione».
«La situazione è sempre più preoccupante e per questo sollecito un intervento del governo a sostegno del settore Auto, fondamentale per l´economia italiana» dice Tonino Regazzi, segretario generale della Uilm. Ipotesi sulla quale ha già espresso contrarietà il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, per il quale «non servono incentivi, ma bisogna puntare sul terreno della ricerca e dell´innovazione». Il leader della Fiom, Giorgio Airaudo, pensa soprattutto agli effetti sui lavoratori: «Tre settimane di cassa in due mesi sono un dato molto preoccupante - dice - ormai si rischia di entrare in un circolo vizioso. I consumi sono fermi, le famiglie non possono reggere con la cassa e di sicuro non si riattivano le spese. Serve una maggiore copertura del governo, a livello economico, sugli ammortizzatori sociali per rimettere in moto l´economia. Si è pensato troppo alla crisi finanziaria e troppo poco a quella industriale». < !-- OAS AD 'Middle' - gestione 180x150 square inside -->
Preoccupato Vittorio De Martino della Fiom di Mirafiori: «Vanno tutelati al meglio i lavoratori, precari compresi, che devono rimanere tutti in fabbrica». Ed anche Maurizio Peverati, numero uno della Uilm, pretende interventi straordinari: «Non possiamo parlare di fulmine a ciel sereno - dice - questa crisi è violenta e non esiste un caso o un problema Fiat. È una questione globale. Il governo se ne faccia carico con misure che possano rimettere in moto il sistema».
A Mirafiori linee ferme dal 3 novembre fino a lunedì prossimo (tranne la Mito). Segue una settimana di attività e poi un blocco totale dal 24 al 30. Dal 1 al 7 dicembre rientreranno solo le tute blu della piccola Alfa, circa mille addetti. Gli altri 3.200 torneranno al lavoro il 9 e l´attività non dovrebbe essere sospesa fino al 22 dicembre, giorno di inizio delle ferie di fine anno che termineranno l´11 gennaio.
I lavoratori dello stabilimento Powertrain Technologies, ex Iveco, di Torino Stura, andranno in cassa integrazione per oltre un mese, dal 9 dicembre a lunedì 12 gennaio. Sono già stati tutti utilizzati infatti i giorni di permesso che normalmente servono a prolungare il ponte di fine anno. La fermata produttiva non è la sola per la fabbrica. A fine novembre sono previste due settimane di settimana di cassa per i 1.600 addetti ai cambi e agli assali, una per quelli che producono i motori. «Oltre alla gravità della crisi che porta le imprese a bloccare gli acquisti - osserva il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - l'impressione è che le difficoltà siano state aggravate da una non corretta gestione del portafoglio ordini. Nella prima parte dell'anno l'azienda andava benissimo, imponeva straordinari, aveva assunto 300 precari e chiedeva i 17 turni. Ora invece siamo di fronte al periodo più lungo di cassa integrazione».
«La situazione è sempre più preoccupante e per questo sollecito un intervento del governo a sostegno del settore Auto, fondamentale per l´economia italiana» dice Tonino Regazzi, segretario generale della Uilm. Ipotesi sulla quale ha già espresso contrarietà il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, per il quale «non servono incentivi, ma bisogna puntare sul terreno della ricerca e dell´innovazione». Il leader della Fiom, Giorgio Airaudo, pensa soprattutto agli effetti sui lavoratori: «Tre settimane di cassa in due mesi sono un dato molto preoccupante - dice - ormai si rischia di entrare in un circolo vizioso. I consumi sono fermi, le famiglie non possono reggere con la cassa e di sicuro non si riattivano le spese. Serve una maggiore copertura del governo, a livello economico, sugli ammortizzatori sociali per rimettere in moto l´economia. Si è pensato troppo alla crisi finanziaria e troppo poco a quella industriale». < !-- OAS AD 'Middle' - gestione 180x150 square inside -->
Preoccupato Vittorio De Martino della Fiom di Mirafiori: «Vanno tutelati al meglio i lavoratori, precari compresi, che devono rimanere tutti in fabbrica». Ed anche Maurizio Peverati, numero uno della Uilm, pretende interventi straordinari: «Non possiamo parlare di fulmine a ciel sereno - dice - questa crisi è violenta e non esiste un caso o un problema Fiat. È una questione globale. Il governo se ne faccia carico con misure che possano rimettere in moto il sistema».
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