09.04.2009

TEKSID - La Fiat non paga l’anticipo della cassa in deroga

La Teksid Aluminium, la società del gruppo Fiat di Carmagnola, ha deciso di non pagare più, dal primo aprile, l’anticipo per la cassa integrazione in deroga ai 110 lavoratori che, in base a un accordo dello scorso anno, avrebbero dovuto usufruire dell’ammortizzatore sociale.
Il governo, infatti, non ha ancora approvato il decreto di concessione della proroga e l’azienda ha deciso di sospendere il pagamento dell’anticipo perché per proseguire serve la garanzia dell’erogazione.
Dura la reazione del sindacato sia contro l’azienda sia contro il governo. Il segretario della Fiom, Giorgio Airaudo attacca: «Il dialogo autistico tra la Fiat e il governo non può essere pagato dai lavoratori, che perdono l’anticipo della cassa integrazione e si ritrovano nel bel mezzo della crisi senza un euro al mese. L’azienda non può tenere i lavoratori in ostaggio per colpa di un esecutivo inadempiente».
La decisione è stata comunicata ieri alle Rsu. E subito il clima in fabbrica si è drammatizzato. I delegati dicono: «È una decisione inaccettabile, che potrebbe avere conseguenze gravi. Così rischiano di saltare tutti gli accordi presi all’inizio dell’anno».
L’anticipo prevede un centinaio di mensilità tra gli 800 e gli 850 euro, che scenderanno a zero sino a data da definirsi. Polemizza Dario Basso della Uilm: «Ci hanno spiegato che, vista la criticità che sta affrontando il gruppo, non è possibile anticipare gli ammortizzatori».
I tempi per l’approvazione da parte del governo della cassa in deroga sono lunghi: il provvedimento potrebbe essere ufficializzato nella prossima Finanziaria, ma bisognerà attendere fino a giugno.
Aggiunge: «Il messaggio che l’azienda lancia è negativo. Se questo fosse esteso all’indotto Fiat, o preso a modello da tante piccole realtà che affrontano difficoltà analoghe; allora si correrà il rischio di peggiorare una crisi occupazionale già preoccupante».
Per martedì prossimo è convocato il consiglio di fabbrica. E Pasquale Piscopo della Fim commenta: «Le conseguenze di simili notizie sono facilmente immaginabili. In base all’accordo siglato a giugno, la cassa richiesta per un anno a favore di 100 operai sarebbe servita a completare il piano di mobilità e permettere la ricollocazione degli esuberi. Adesso rischiamo seriamente il crollo dell’intero progetto. Dobbiamo fare pressione per garantire il recupero di tutti i lavoratori». Hanno raggiunto il quarantesimo giorno di presidio davanti ai cancelli i lavoratori della Revelli di San Mauro. Temono che, se venissero portati via i macchinari, non sarebbe più possibile trovare un acquirente che salvi i posti di lavoro. La Revelli, 65 dipendenti, lavora nel settore aeronautico, è in liquidazione con i dipendenti in cassa straordinaria. L’azienda ha presentato domanda di concordato preventivo e dal 17 marzo le carte sono depositate al Tribunale di Torino che ha convocato l’udienza per l’ammissione al concordato soltanto per il 7 maggio. Dice Lino Malerba della Fiom: «Oggi scriveremo una lettera al presidente del Tribunale perché i tempi lunghissimi rischiano di far naufragare eventuali ipotesi di salvataggio. Chiediamo di fare in fretta e che venga nominato con urgenza il responsabile della procedura».
(La stampa, 9 aprile 2009)

Teksid

  • Manifestazione davanti alla Teksid Manifestazione davanti alla Teksid