07.10.2008
THYSSENKRUPP - L’azienda vuole bloccare il processo
Il processo Thyssen va avanti, nonostante tutto. Le eccezioni di
nullità sollevate dalla difesa, che ha chiesto l’invalidità del 415 bis
e di tutti gli atti seguenti perché l’avviso di chiusura indagini
sarebbe stato notificato in italiano e non in tedesco agli imputati di
nazionalità tedesca, sono state respinte dal gup Francesco Gianfrotta.
Gli imputati comprendono perfettamente la lingua italiana - ha
spiegato in aula il giudice -, e un eventuale problema linguistico
avrebbe dovuto essere evidenziato nel momento in cui gli imputati hanno
ricevuto la notifica. Se la richiesta della difesa fosse stata
accolta, la Procura sarebbe stata costretta a riscrivere il capo
d’accusa. E i tempi dell’inchiesta si sarebbero inevitabilmente
allungati.
Il processo sulla tragedia avvenuta lo scorso dicembre nello stabilimento di corso Regina Margherita è stato così aggiornato al 13 ottobre. Poco prima della chiusura dell’udienza di ieri, gli avvocati della difesa hanno anche avanzato la richiesta della visione in aula di un filmato relativo al funzionamento della linea 5, quella in cui persero la vita i sette operai in servizio in corso Regina Margherita 400. I difensori degli imputati hanno chiesto che la proiezione venga effettuata prima dell’inizio della discussione vera e propria. La Procura si è opposta alla richiesta. Spetterà ora al giudice decidere.
«Il nostro non è stato un pretesto per ritardare il processo - hanno spiegato nella giornata di ieri fonti dello staff legale dell’azienda -, ma a nostro parere un’iniziativa doverosa. Non deve esserci infatti alcuna forma di diminuzione delle garanzie, e questo vale per tutte le parti in causa». E’ molto probabile che l’istanza venga riproposta in futuro: magari dopo un eventuale rinvio a giudizio o piuttosto in appello. Sono diciannove gli interpreti - dall’inglese e dal tedesco - che la Procura di Torino ha nominato durante la cosiddetta fase delle indagini preliminari. I magistrati titolari del fascicolo avevano fatto tradurre in tedesco - da due consulenti originari di Bolzano - l’avviso di chiusura indagini, ma avevano fatto notificare agli imputati solo la versione in italiano perché i dirigenti della multinazionale conoscevano abbastanza bene la nostra lingua.
Una conoscenza linguistica confermata anche dagli operai in sevizio nello stabilimento maledetto di corso Regina. «L’eccezione sollevata dagli avvocati è pretestuosa - ha raccontato ieri, fuori dall’aula, Giovanni Pignalosa, ex dipendente della multinazionale e delegato sindacale -: Harald Espenhahn, l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, l’italiano lo conosce, e anche bene. Una volta - ha proseguito Pignalosa - siamo andati tutti al ministero delle Infrastrutture, a Roma, per discutere del futuro dello stabilimento di Torino. Bene, Espenhahn ha esposto i suoi argomenti per mezz’ora, tutto in italiano e senza l’aiuto di interpreti». Pignalosa ha poi spiegato di aver parlato direttamente con l’amministratore delegato, durante un incontro in fabbrica, e di avergli fatto presente come i lavoratori di Torino, a differenza dei colleghi delle altre filiali della multinazionale, non avessero le magliette con il logo dell’azienda. «Disse che non dovevo preoccuparmi. “Farò in modo che le magliette vengano distribuite anche qui”, mi disse. Non mi pareva - ha concluso Pignalosa - che avesse grossi problemi con la nostra lingua».
Anche la Procura ha confermato che l’amministratore delegato conosce perfettamente l’italiano: le email di servizio utilizzate per le comunicazioni con gli operai e con la segreteria, infatti, erano scritte nella nostra lingua.
Il processo sulla tragedia avvenuta lo scorso dicembre nello stabilimento di corso Regina Margherita è stato così aggiornato al 13 ottobre. Poco prima della chiusura dell’udienza di ieri, gli avvocati della difesa hanno anche avanzato la richiesta della visione in aula di un filmato relativo al funzionamento della linea 5, quella in cui persero la vita i sette operai in servizio in corso Regina Margherita 400. I difensori degli imputati hanno chiesto che la proiezione venga effettuata prima dell’inizio della discussione vera e propria. La Procura si è opposta alla richiesta. Spetterà ora al giudice decidere.
«Il nostro non è stato un pretesto per ritardare il processo - hanno spiegato nella giornata di ieri fonti dello staff legale dell’azienda -, ma a nostro parere un’iniziativa doverosa. Non deve esserci infatti alcuna forma di diminuzione delle garanzie, e questo vale per tutte le parti in causa». E’ molto probabile che l’istanza venga riproposta in futuro: magari dopo un eventuale rinvio a giudizio o piuttosto in appello. Sono diciannove gli interpreti - dall’inglese e dal tedesco - che la Procura di Torino ha nominato durante la cosiddetta fase delle indagini preliminari. I magistrati titolari del fascicolo avevano fatto tradurre in tedesco - da due consulenti originari di Bolzano - l’avviso di chiusura indagini, ma avevano fatto notificare agli imputati solo la versione in italiano perché i dirigenti della multinazionale conoscevano abbastanza bene la nostra lingua.
Una conoscenza linguistica confermata anche dagli operai in sevizio nello stabilimento maledetto di corso Regina. «L’eccezione sollevata dagli avvocati è pretestuosa - ha raccontato ieri, fuori dall’aula, Giovanni Pignalosa, ex dipendente della multinazionale e delegato sindacale -: Harald Espenhahn, l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, l’italiano lo conosce, e anche bene. Una volta - ha proseguito Pignalosa - siamo andati tutti al ministero delle Infrastrutture, a Roma, per discutere del futuro dello stabilimento di Torino. Bene, Espenhahn ha esposto i suoi argomenti per mezz’ora, tutto in italiano e senza l’aiuto di interpreti». Pignalosa ha poi spiegato di aver parlato direttamente con l’amministratore delegato, durante un incontro in fabbrica, e di avergli fatto presente come i lavoratori di Torino, a differenza dei colleghi delle altre filiali della multinazionale, non avessero le magliette con il logo dell’azienda. «Disse che non dovevo preoccuparmi. “Farò in modo che le magliette vengano distribuite anche qui”, mi disse. Non mi pareva - ha concluso Pignalosa - che avesse grossi problemi con la nostra lingua».
Anche la Procura ha confermato che l’amministratore delegato conosce perfettamente l’italiano: le email di servizio utilizzate per le comunicazioni con gli operai e con la segreteria, infatti, erano scritte nella nostra lingua.
(Torinocronaca, 7 ottobre 2008)
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