FIOM - Nasce lo sportello anitusura
I primi lavoratori arrivano venerdì.
Tre. Non si incontreranno per tutelare al massimo la loro privacy.
Saranno ricevuti dal nuovo sportello antiusura della Fiom, aperto in
via Sagra di San Michele 31 per iscritti e non. Una iniziativa
insolita per un sindacato, ma la crisi soffia e molti operai e
impiegati non stanno più a galla; il rischio di finire nella
rete dei cravattari è alto.
Già prima della
recessione, in primavera, il segretario Fiom, Giorgio Airaudo lo
aveva denunciato: «Davanti ai cancelli delle fabbriche girano
più volantini delle finanziarie che del sindacato». E
aveva aggiunto: «I salari sono troppo bassi, i lavoratori non
ce la fanno a arrivare alla fine del mese, meno che meno a
fronteggiare qualsiasi minima emergenza». E aveva aggiunto: «Ci
sono aziende, anche molto importanti, dove il 60 per cento dei
dipendenti è indebitata o con la cessione del quinto dello
stipendio o con finanziarie».
Quell’allarme aveva colpito
il giurista Gastone Cottino che da dieci anni è vicepresidente
dell’associazione anti usura «La scialuppa» della
Fondazione Crt. Ne ha parlato con il segretario Fiom ed è nata
la sinergia: lo sportello sarà gestito dall’associazione che
mette in campo le altissime competenze di dirigenti bancari in
pensione. Un team che cerca di evitare il ricorso all’usura.
Airaudo
spiega che «la crisi ha drammatizzato la situazione perché
chi aveva fatto i suoi bilanci contando sui 1200 euro si ritrova con
800». E non basta: «Chi non riceve l’anticipo di cassa
dalla propria azienda perché magari è in
amministrazione straordinaria o è fallita prende 600 euro. E’
evidente che pagare un mutuo diventa un problema a volte
irrisolvibile».
I delegati delle fabbriche segnalano che
molti ricorrono alle finanziarie, spesso a due: la seconda per pagare
la prima. E a un certo punto tutto salta. Però, come dice
Airaudo - «esiste un pudore, un timore nel raccontare la
propria storia; molti si vergognano a confessare di essere caduti
nella trappola dell’usura». E dice: «Noi vogliamo che
sia chiaro che le vittime hanno sempre ragione. Non c’è
vergogna nell’essersi fatti ingannare».
Ma perché
un sindacato deve farsi carico di un problema così? La
risposta è semplice: «Il sindacato deve aiutare i
lavoratori quando ne hanno bisogno. L’associazione è molto
diversa da noi, ma ci unisce l’essere volontari. Chiedo alle
associazioni imprenditoriali come l’Amma se non credono che sarebbe
il caso di farle insieme queste cose? Se non sarebbe necessario avere
uno sportello dentro le fabbriche».
Ernesto Ramojno è
il presidente della onlus e ci crede: «Negli anni di attività
abbiamo aiutato quasi 4 mila famiglie a uscire dai debiti. In più
di 700 casi abbiamo garantito con fidejussioni, per un totale di
quasi 11 milioni di euro, i loro debiti ricontrattando un tasso
agevolato con le banche». E’ convinto che oggi la situazione
sia peggiore «perché la crisi aggrava tutto; non sono
solo gli operai a arrivare da noi, ma anche dirigenti e
professionisti mandati fuori budget dal ritardo nei pagamenti».
E amaramente constata che «continuano a esserci troppe
finanziarie senza controllo».
(La Stampa, 25 febbraio 2009)
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