28.01.2009

CONTRATTI - Con la riforma salari più bassi di 1.300 euro

Se la riforma del modello contrattuale appena approvata fosse stata applicata negli ultimi quattro anni, i lavoratori avrebbero perso in media oltre 1.300 euro, mentre le imprese avrebbero guadagnato almeno 15 miliardi. Sono questi i calcoli fatti dalla Cgil, nel motivare il proprio no all'intesa firmata giovedì scorso a Palazzo Chigi. Simulando l'applicazione della riforma del modello contrattuale ai contratti nazionali degli ultimi quattro anni, tra il 2004 e il 2008, ha spiegato il segretario confederale della Cgil Agostino Megale, «i lavoratori avrebbero perso in media 1.352 euro, mentre per il sistema delle imprese ci sarebbe stato un guadagno di 15-16 miliardi». Sta tutto in questo calcolo il no della Cgil alla riforma, un no che, ha detto Megale, «parte dal presupposto che vogliamo difendere e tutelare i lavoratori, Noi comunque non avremmo mai firmato un'intesa sulle regole senza Cisl e Uil». Su questo punto è d'accordo l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che firmò dal presidente del Consiglio l'intesa del '93: quello storico accordo, ha assicurato Ciampi, non sarebbe mai stato raggiunto senza la Cgil, perchè «è impensabile lasciare fuori una delle parti sociali».

La Fiom e la Funzione pubblica attaccano l'accordo separato sul nuovo modello contrattuale giudicandolo «illegittimo» e una «aggressione alla Costituzione materiale del Paese». Per questo, dicono Fp e Fiom, «non ci sentiremo vincolati». Chiedono, quindi, il ritiro della firma perchè, sostengono, l'accordo va rimesso al giudizio dei lavoratori. «Per le piattaforme ci regoleremo come se niente fosse stato fatto, non riconosciamo questo accordo», ha detto il segretario della Fp, Carlo Podda. Mentre a parlare di un «atto di aggressione alla Costituzione materiale del Paese» è stato il leader delle tute blu, Gianni Rinaldini, convinto che «se ne dovrà assumere le responsabilità chi lo ha compiuto. Se i lavoratori lo approveranno noi ci sentiremo vincolati - ha aggiunto - ma non siamo disponibili ad accettare alcun paletto o regola a prescindere dalla volontà dei lavoratori interessati». Rinaldini ha chiesto anche un «atto legislativo che dica che gli accordi sono validi se votati dai lavoratori interessati altrimenti si tratta di un sopruso o un arbitrio».

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