CONTRATTI - Con la riforma salari più bassi di 1.300 euro
Se la riforma del modello contrattuale
appena approvata fosse stata applicata negli ultimi quattro anni, i
lavoratori avrebbero perso in media oltre 1.300 euro, mentre le
imprese avrebbero guadagnato almeno 15 miliardi. Sono questi i
calcoli fatti dalla Cgil, nel motivare il proprio no all'intesa
firmata giovedì scorso a Palazzo Chigi. Simulando
l'applicazione della riforma del modello contrattuale ai contratti
nazionali degli ultimi quattro anni, tra il 2004 e il 2008, ha
spiegato il segretario confederale della Cgil Agostino Megale, «i
lavoratori avrebbero perso in media 1.352 euro, mentre per il sistema
delle imprese ci sarebbe stato un guadagno di 15-16 miliardi».
Sta tutto in questo calcolo il no della Cgil alla riforma, un no che,
ha detto Megale, «parte dal presupposto che vogliamo difendere
e tutelare i lavoratori, Noi comunque non avremmo mai firmato
un'intesa sulle regole senza Cisl e Uil». Su questo punto è
d'accordo l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che
firmò dal presidente del Consiglio l'intesa del '93: quello
storico accordo, ha assicurato Ciampi, non sarebbe mai stato
raggiunto senza la Cgil, perchè «è impensabile
lasciare fuori una delle parti sociali».
La Fiom e la Funzione pubblica
attaccano l'accordo separato sul nuovo modello contrattuale
giudicandolo «illegittimo» e una «aggressione alla
Costituzione materiale del Paese». Per questo, dicono Fp e
Fiom, «non ci sentiremo vincolati». Chiedono, quindi, il
ritiro della firma perchè, sostengono, l'accordo va rimesso al
giudizio dei lavoratori. «Per le piattaforme ci regoleremo come
se niente fosse stato fatto, non riconosciamo questo accordo»,
ha detto il segretario della Fp, Carlo Podda. Mentre a parlare di un
«atto di aggressione alla Costituzione materiale del Paese»
è stato il leader delle tute blu, Gianni Rinaldini, convinto
che «se ne dovrà assumere le responsabilità chi
lo ha compiuto. Se i lavoratori lo approveranno noi ci sentiremo
vincolati - ha aggiunto - ma non siamo disponibili ad accettare alcun
paletto o regola a prescindere dalla volontà dei lavoratori
interessati». Rinaldini ha chiesto anche un «atto
legislativo che dica che gli accordi sono validi se votati dai
lavoratori interessati altrimenti si tratta di un sopruso o un
arbitrio».
Leggi il commento ufficiale della Fiom
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