CASSA A MIRAFIORI, SENZA INVESTIMENTI
Giovedì
2 maggio,
nella sede dell'assessorato al Lavoro della Regione Piemonte si è
svolto un incontro
tra
la Fiat,
la Regione
e
le organizzazioni
sindacali in
merito alla cassa
integrazione straordinaria
per le Carrozzerie
di Mirafiori.
Un centinaio
di lavoratori di
Mirafiori
e
della aziende dell'indotto
auto ha
seguito l'incontro con un presidio
davanti
alla sede regionale.
L'azienda
ha
infatti chiesto
di
cambiare
la
causale
della
cassa integrazione già in atto, che si concluderà a settembre 2013,
e che la Fiom-Cgil a suo tempo aveva sottoscritto, da
“ristrutturazione” a “riorganizzazione”,
tipologia quest'ultima che non prevede obbligatoriamente investimenti
sul prodotto. L'azienda ha motivato questa decisione come conseguenza
del cambiamento del piano industriale, che intende collocare
Mirafiori all'interno del cosiddetto “polo del lusso”.
La
Fiom-Cgil
non ha firmato il
cosiddetto “verbale
di esame congiunto”
per non legittimare a posteriori i mancati investimenti per i nuovi
prodotti a Mirafiori, dovuti non solo alle condizioni di mercato ma
alle scelte industriali che hanno portato la Fiat a localizzare
altrove i modelli inizialmente previsti per il sito torinese.
Inoltre, i ritardi già accumulati in questi anni hanno determinato
la perdita
di
4.800
posti di
lavoro
(dal
2008 ad oggi) nelle aziende dell'indotto
auto.
Federico
Bellono,
segretario provinciale della Fiom-Cgil, dichiara:
«Questa decisione è inaccettabile perché non fa che confermare
l'incertezza sul futuro di Mirafiori, impianto per il quale da anni
non sono previsti nuovi prodotti. Inoltre, rimane la preoccupazione
sul fatto che l'ipotizzato polo torinese del lusso, che oltre a
Mirafiori comprende le produzioni avviate nello stabilimento Maserati
di Grugliasco (ex Bertone), possa assorbire tutti i lavoratori
torinesi dell'auto. Il cambio di causale della cassa integrazione non
è un semplice fatto burocratico ma è una legittimazione a
posteriori delle scelte dell'azienda e per questo chiediamo
formalmente che si apra un confronto al ministero del Lavoro, cioé
il livello istituzionale chiamato ad autorizzare ad erogare la
cassa».
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