31.01.2009

THYSSENKRUPP - Nullo il verbale-capestro

Anche i lavoratori che non hanno firmato il verbale di conciliazione imposto dalla Thyssen Krupp hanno diritto alla buonuscita. Lo ha deciso il tribunale del lavoro di Torino, accogliendo il ricorso di un lavoratore, un delegato della Fiom, Giuseppe Pignalosa, che non aveva firmato il documento dove si rinunciava a denunciare l' azienda una volta presi i quattrini, circa 30 mila euro, pattuiti con i sindacati metalmeccanici per la chiusura del sito di corso Regina Margherita. Risultato? Il gruppo tedesco dovrà versare l' incentivo all' esodo anche a Pignalosa e, probabilmente, anche gli altri lavoratori che non hanno siglato il verbale e che hanno fatto ricorso al tribunale. All' epoca dell' intesa sulla chiusura dell' acciaieria, dopo il rogo dove persero la vita sette operai, la Thyssen aveva inserito unilateralmente una clausola capestro in cui il lavoratore rinunciava a rivalersi contro l' azienda. Per questo parte dei lavoratori non sono stati accolti come parte civile al processo. Altri operai, invece, avevano chiesto di firmare un documento differente, senza la clausola, ed in linea con l' accordo sindacale. A questi la Thyssen non ha pagato la buonuscita. «Questa sentenza dimostra che non è affatto vero che il sindacato ha firmato accordi vendendo i diritti dei lavoratori sull' altare della chiusura dello stabilimento di Torino né prima né dopo l' incendio del 6 dicembre - dicono Giorgio Airaudo, segretario della Fiom, ed Elena Poli, avvocato che ha seguito la causa - l' azienda non si può permettere di giocare sulle necessità della gente per farla franca in tribunale, per liberarsi di responsabilità di cui deve comunque rispondere».
(Repubblica, 31 gennaio 2009)

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