DIRETTIVI FIOM - Un no a Confindustria sui modelli contrattuali
“Per noi quel documento è
indigeribile - commenta il leader della Fiom - per la Cgil è
inaccettabile, ma è la stessa cosa. Siamo sulla stessa linea”.
Così come sulla stessa linea ha spiegato ci sono Governo e
Confindustria, a partire dal blocco politico che si è
realizzato su Alitalia, con la leader degli industriali, Emma
Marcegaglia, dentro la cordata.
A Torino per un incontro Fiat, ma
soprattutto per saggiare gli umori della base a 48 ore dalla
manifestazione contro il governo, promossa dalla Cgil, che a Torino
ha avuto, con 20mila in piazza tra cui una buona metà di
lavoratori attivi, un successo inaspettato e una risposta agli
attacchi ad Epifani, Rinaldini ha comunque ammesso che il momento è
delicatissimo: se dovesse passare l’ipotesi di un accordo separato
con Cisl e Uil. “Si apre uno scenario totalmente nuovo e durissimo
rispetto al 2001. Questa volta giocheranno a distruggere la Cgil”.
Vanno incalzate Cisl e Uil, ma se sarà il caso bisognerà
scegliere il rapporto con i lavoratori. Va convinta Confindustria a
un cambiamento, sostiene la Fiom, ed è il modo migliore per
premere sul governo che non ha una politica industriale per uscire
dalla recessione nella quale è finita l’Italia.
Giorgio Airaudo, segretario torinese
della Fiom ricorda che gli operai sono coinvolti in modo diffuso,
soprattutto nell’auto, da fenomeni di cassa integrazione e quindi
da tagli di reddito pesanti. “Il 60 per cento degli operai
metalmeccanici – interviene Airaudo – è indebitato con
l’azienda, debiti veri, non anticipi sul tfr. E i volantinaggi che
vediamo davanti ai cancelli sono sempre più spesso promossi
dalle finanziarie che offrono prestiti per la quarta settimana del
mese”. A Torino, aggiunge, si è aperta la contrattazione
aziendale: sono già stati chiusi15 accordi: “i lavoratori ci
chiedono soldi veri,a qualunque titolo, purchè sicuri”. E
invece il documento confindustriale offre altro. Offre la cogestione
dei servizi per il lavoro, un riparo economico per le organizzazioni
(“un patto neocorporativo e autoreferenziale che risolve anche i
loro problemi di rappresentanza”, lo definisce la segretaria della
Camera del Lavoro di Torino Donata Canta), ma soprattutto spinge sul
salario variabile. “Sono soldi che non prenderemo mai”, commenta
amaramente Airaudo:“Confindustria vuole che la gente esca dalle
fabbriche con gli scatoloni”.“Pensa di far scomparire le
categorie – incalza Lino La Mendola della Fiom di Torino –
Prevede una serie di gabbie alla fine delle quali c’è solo
la contrattazione individuale”.
Non è mancata la contestazione,
applaudita peraltro, di chi ha ricordato che la piattaforma sindacale
non è stata sottoposta al gradimento dei lavoratori, e che
rifiutare l’ipotesi imprenditoriale per accogliere quella del
sindacato non è una gran prospettiva.
(l'Unità, 30 settembre 2008)
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