05.09.2008

Accordo quadro internazionale per la Fiat

Divieto di lavoro minorile, no allo schiavismo, condizioni minime e comuni di libertà di associazione e di rappresentanza sindacale. Sono questi i contenuti di un accordo quadro internazionale da discutere tra il Fism, la federazione internazionale dei sindacati metalmeccanici, e Fiat. Una sorta di piattaforma condivisa e accettata che stabilisca le regole globali per un lavoro dignitoso all'interno di tutti gli stabilimenti di Fiat Auto nel mondo e nelle aziende fornitrici. Una galassia che conta oltre 210.000 lavoratori. Accordi internazionali di questo genere sono già stati sottoscritti da 53 gruppi globalizzati, tra i quali, nel settore auto, Bmw, Volkswagen, Daimler-Chrysler, Peugeot e Reanult.
La proposta, lanciata oggi a Torino all'incontro dei delegati del gruppo Fiat nel mondo svoltosi per la prima volta in Italia, sarà contenuta nella piattaforma per il rinnovo dell'integrativo aziendale in Italia, che scade alla fine del 2008. In un contesto di mercato in cui è previsto un calo di 350.000 vetture vendute, e che sulla Fiat dovrebbe pesare per 100.000 auto.
«I meccanismi di solidarietà non sono automatici ma sono frutto di processi di costruzione» dice Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom. Ad esempio la riapertura dello stabilimento serbo di Kragnievac, a seguito del protocollo di intersa tra Fiat e Zastava, ha per obiettivo la produzione di 200.000 vetture (in particolare la nuova Y e la nuova Topolino): la stessa cifra che era stata ipotizzata due anni fa per il rilancio di Termini Imerese. «E' chiaro che i nuovi stabilimenti, come quello serbo, entrano in competizione con l'occupazione negli stabilimenti italiani. Per questo è indispensabile che i sindacati presenti nel gruppo discutano tra di loro per definire condizioni minime sui diritti, sicurezza, libertà di associazione e di rappresentanza» ha precisato Airaudo, della Fiom di Torino. Oggi lo hanno fatto con la presenza di delegati provenienti dal Brasile, dalla Serbia, dalla Polonia e dalla Turchia, che si sono confrontati sulle condizioni di lavoro, sui salari, sui turni, sulla libertà di rappresentanza. Dice il turco Ozkan Atar, del sindacato Birlesik Metal: «In Fiat tutti i nuovi assunti vengono iscritti automaticamente al sindacato aziendale Turk metal. Le altre sigle non sono ammesse e possono tenere i contatti con i lavoratori solo in modo clandestino». Diversi i problemi evidenziati da Marcelino Da Rocha, rappresentante del sindacato brasiliano: «La lotta più importante da noi è per passare dalle 44 ore di lavoro settimanali, previste con una legge del 1988, alle 40 ore. C'è poi il problema dei salari bassi: il salario minimo è di 250 dollari, in Fiat si guadagna mediamente intorno agli 850 dollari. La cosa più importante di un accordo quadro internazionale, dal mio punto di vista, è la possibilità di garantire condizioni omogenee di rappresentanza e di organizzazione sindacale». E se l'obiettivo di Zorav Mihailovic, numero due del sindacato metalmeccanico serbo Samostalmi, è di «favorire il turn-over e far entrare un po' di giovani per combattere la disoccupazione», in Polonia il problema è opposto: «Mancano i lavoratori - Wanda Strozyk di Solidarnosc - I giovani però vengono assunti con contratti precari e guadagnano anche 200 euro in meno. In più ci sono rapporti pessimi tra operai e quadri».

Delegati internazionali

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