26.07.2013

FIAT, LA CORTE COSTITUZIONALE E I DIRITTI DEI LAVORATORI

La Corte Costituzionale, il 23 luglio, ha scritto una sentenza storica dando completamente ragione alla denuncia di incostituzionalità della scelta della direzione aziendale della Fiat di cancellare la libertà delle lavoratrici e dei lavoratori di poter essere iscritti, di poter eleggere i propri rappresentanti, di poter tenere le assemblee, di poter negoziare la propria prestazione lavorativa.
La Corte Costituzionale ha stabilito che i diritti individuali e collettivi dei lavoratori non derivano dalla firma delle intese con le imprese. Il diritto alla rappresentatività e alla negoziazione, è esclusivamente dei lavoratori e delle lavoratrici e da essa deriva la rappresentatività delle organizzazioni sindacali. I diritti sindacali non sono un premio, come ha sostenuto la Fiat, che le imprese concedono solo alle organizzazioni sindacali “consonanti”.
La verità è che la Fiat e le organizzazioni sindacali firmatarie hanno definito un’intesa con l'obiettivo di escludere e, quindi, cancellare le organizzazioni sindacali he non hanno ceduto al ricatto. La suprema Corte ha ribadito che la nostra Costituzione vieta alle imprese di decidere chi rappresenta i lavoratori.
La Fiat negli ultimi anni ha violato la Costituzione: siamo potuti giungere alla sentenza della Corte solo grazie alla resistenza dei metalmeccanici della Fiom-Cgil, che hanno riaffermato un diritto valido per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori: quello ad essere liberi da ogni ricatto nella contrattazione.
La Fiom rientra negli stabilimenti del gruppo Fiat per tornare a contrattare e negoziare il futuro industriale e occupazionale, le condizioni di lavoro, il salario e l'orario. La Fiom-Cgil chiede che la direzione aziendale della Fiat applichi la sentenza della suprema Corte e dei Tribunali italiani, per permettere una nuova stagione di relazioni industriali, a partire dalla salvaguardia dell'occupazione.
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