15.09.2008

Salvare la Fapa

Un altro marchio storico dell'industria torinese si avvia a un triste declino. All'inizio di ottobre il Tribunale di Torino deciderà se accogliere o meno le due istanze di fallimento avanzate per la Fapa, l'azienda di Beinasco specializzata nella produzione di portaoggetti per auto, che da mesi sta attraversando una difficile crisi finanziaria. I 24 lavoratori si trovano in cassa integrazione.

La scivolata verso il fallimento dell'azienda ha iniziato a farsi più rapida nella prima metà di quest'anno. In base al resoconto dei sindacati, si è innescato un circolo vizioso causato dalle difficoltà finanziarie, che ha portato al mancato pagamento dei fornitori, i quali hanno bloccato l'invio dei materiali per la produzione, arrestata nonostante le commesse da inviare ai clienti. La Fapa finora ha lavorato per importanti industrie automobilistiche come la Fiat e le francesi Peugeot, Citroen e Renault.

Un'azienda molto conosciuta nel panorama degli accessori per auto, nata nel 1943 e leader di mercato fino a pochi anni fa, si avvia in questo modo al fallimento. Con, in aggiunta, l'incognita rappresentata dal sospetto che dietro la crisi industriale si nasconda una speculazione edilizia legata alle aree dello stabilimento. Fim e Fiom ieri hanno chiesto al Comune di Beinasco la convocazione di un consiglio comunale aperto per fare il punto della situazione, motivando l'istanza con <una possibile variazione della destinazione d'uso dell'area> dove sorge il capannone.

È anche per questa ragione che i sindacati chiedono <che sull'area vengano posti limiti utili a scoraggiare azioni che potrebbero creare danni ai lavoratori e alle lavoratrici>. Da questo punto di vista, per quanto il fallimento sancisca la fine della storia aziendale della Fapa, garantisce almeno gli ammortizzatori sociali.

Due istanze di fallimento sono state intanto depositate al Tribunale di Torino: una da parte dei sindacati e l'altra presentata dall'agenzia di lavoro interinale Dimensione Lavoro, che vanta un credito nei confronti dell'azienda. Ci sono anche altri creditori. Oltre ai fornitori, nell'ultimo periodo Intesa Sanpaolo ha finanziato i progetti della Fapa attraverso un'operazione basata su denaro in cambio di azioni.

A rendere più intricata la vicenda è la struttura societaria della Fapa, che fa capo all'imprenditore Francesco Rossetti. La Fapa è controllata dalla Fapa International, con capitale sociale di appena 20mila euro. All'interno dell'organigramma compare anche una società immobiliare.

Alessandro Barbiero

(Torino Cronaca, 13 settembre 2008)

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