Salvare la Fapa
Un altro marchio storico
dell'industria torinese si avvia a un triste declino. All'inizio di
ottobre il Tribunale di Torino deciderà se accogliere o meno
le due istanze di fallimento avanzate per la Fapa, l'azienda di
Beinasco specializzata nella produzione di portaoggetti per auto, che
da mesi sta attraversando una difficile crisi finanziaria. I 24
lavoratori si trovano in cassa integrazione.
La scivolata verso il
fallimento dell'azienda ha iniziato a farsi più rapida nella
prima metà di quest'anno. In base al resoconto dei sindacati,
si è innescato un circolo vizioso causato dalle difficoltà
finanziarie, che ha portato al mancato pagamento dei fornitori, i
quali hanno bloccato l'invio dei materiali per la produzione,
arrestata nonostante le commesse da inviare ai clienti. La Fapa
finora ha lavorato per importanti industrie automobilistiche come la
Fiat e le francesi Peugeot, Citroen e Renault.
Un'azienda molto
conosciuta nel panorama degli accessori per auto, nata nel 1943 e
leader di mercato fino a pochi anni fa, si avvia in questo modo al
fallimento. Con, in aggiunta, l'incognita rappresentata dal sospetto
che dietro la crisi industriale si nasconda una speculazione edilizia
legata alle aree dello stabilimento. Fim e Fiom ieri hanno chiesto al
Comune di Beinasco la convocazione di un consiglio comunale aperto
per fare il punto della situazione, motivando l'istanza con <una
possibile variazione della destinazione d'uso dell'area> dove
sorge il capannone.
È anche per questa
ragione che i sindacati chiedono <che sull'area vengano posti
limiti utili a scoraggiare azioni che potrebbero creare danni ai
lavoratori e alle lavoratrici>. Da questo punto di vista, per
quanto il fallimento sancisca la fine della storia aziendale della
Fapa, garantisce almeno gli ammortizzatori sociali.
Due istanze di fallimento
sono state intanto depositate al Tribunale di Torino: una da parte
dei sindacati e l'altra presentata dall'agenzia di lavoro interinale
Dimensione Lavoro, che vanta un credito nei confronti dell'azienda.
Ci sono anche altri creditori. Oltre ai fornitori, nell'ultimo
periodo Intesa Sanpaolo ha finanziato i progetti della Fapa
attraverso un'operazione basata su denaro in cambio di azioni.
A rendere più
intricata la vicenda è la struttura societaria della Fapa, che
fa capo all'imprenditore Francesco Rossetti. La Fapa è
controllata dalla Fapa International, con capitale sociale di appena
20mila euro. All'interno dell'organigramma compare anche una società
immobiliare.
Alessandro Barbiero
(Torino Cronaca, 13 settembre 2008)
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