ASSEMBLEA ALLA INDESIT DI NONE: TRATTATIVA RIAPERTA
La
Fiom-Cgil rende noto che oggi,
giovedì
28 giugno,
si è svolta davanti ai cancelli dello stabilimento di None
della
Indesit
un'assemblea
per
informare i lavoratori
sugli
esiti dell'incontro di ieri a Roma al Ministero dello Sviluppo
economico tra azienda, sindacati, enti locali e governo.
Nel
corso dell'incontro infatti è stata annullata
la
richiesta,
avanzata dall'azienda, di cassa integrazione straordinaria per
cessata
attività che
avrebbe dovuto partire il 13 luglio, sostituita dalla cassa
integrazione in
deroga
fino
al 31
ottobre.
Questa decisione blocca per ora la decisione di spostare la
produzione di lavastoviglie in Polonia, che invece andrà avanti a
None fino almeno al 31 ottobre. L'azienda non ha però rinunciato
all'intenzione di delocalizzare la produzione ed ha presentato un
piano
che
ricollocherebbe
solo
un novantina
di
lavoratori sugli oltre 400
attuali.
I sindacati e le istituzioni hanno ribadito invece la contrarietà
alla
chiusura
dello
stabilimento
produttivo
e giudicato insufficiente il piano di ricollocazione. Le parti hanno
convenuto di rincontrarsi,
sempre al ministero,
il 25
luglio.
Inoltre,
lunedì
2 luglio si
svolgerà un'altra assemblea
davanti
ai
cancelli,
dove i lavoratori sono in presidio
permanente dall'8
giugno,
per decidere come proseguire la mobilitazione.
Federico
Bellono,
segretario provinciale della Fiom-Cgil, dichiara:
«Si è guadagnato del tempo per cercare una soluzione: la partita è
aperta e la trattativa prosegue. Questo risultato è stato ottenuto
anche grazie alle posizioni tenute dalle istituzioni locali e dal
ministero ma soprattutto per la determinazione dimostrata dai
lavoratori in tutta questa vicenda. Sicuramente, la soluzione che
l'azienda ha prospettato ieri, pur rappresentando un passo avanti,
non è sufficiente per un accordo condiviso. È inaccettabile che
un'impresa che ha fatto del made in Italy la sua carta vincente possa
pensare di spacciare per italiani prodotti che vengono costruiti da
tutt'altra parte: qui è in gioco non solo il destino di uno
stabilimento ma anche il futuro industriale del paese e di quei
settori che meglio dovrebbero rappresentare il saper fare italiano».
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