FAPA - I libri contabili in mano al tribunale
L'istanza di fallimento è stata
presentata dai 24 lavoratori, in cassa integrazione ordinaria dal
maggio scorso. Anche i 19 dipendenti dello stabilimento produttivo di
Colaprico di Teramo seguiranno la stessa procedura. Una morte
«annunciata»: pochi
giorni dopo l'avvio improvviso della procedura, i lavoratori avevano
manifestato davanti ai cancelli per denunciare la crisi in cui stava
sprofondando l'impresa, al secondo posto a livello europeo nella
costruzione di sistemi di portaggio per veicoli.
Quei
timori, alla luce dei fatti, erano fondanti. Dai documenti contabili
depositati in Tribunale sarebbero emersi, infatti, debiti complessivi
per circa 12 milioni di euro. «La Fapa – protestano i
lavoratori – era una fabbrica solida, con un prodotto affermato,
storico, con clienti in Francia, Spagna, Germania. Il tracollo è
del tutto anomalo, chiediamo alla magistratura di fare luce».
Anche per i sindacati il fallimento della Fapa può essere
considerato anomalo, rispetto al calvario delle altre imprese del
settore automotive. «Ogni tentativo di concertazione è
stato vanificato dall'assenza dell'azienda – tuona Paolo Fanni
della Fiom – L'amministratore delegato è sempre stato
irreperibile, non si è mai presentato a nessun tavolo
provinciale e regionale». Da qui il sospetto che il declino
dell'attività possa essere collegato ad un piano di
speculazione sull'area, appetibile dal punto di vista commerciale.
In
risposta dello sciopero, l'amministratore delegato Francesco Rossetti
aveva ipotizzato spiragli di ripresa. «Non è la prima
volta che in questa azienda si fa ricorso alla cassa integrazione –
aveva affermato – E' in corso un piano di ristrutturazione».
Nulla di fatto, invece. «Le trattative con importanti
interlocutori, alle quali l'amministratore delegato faceva spesso
riferimento – aggiunge Fanni – in realtà non hanno
prodotto risultati. Forse erano solo fantomatici. Con un buco del
genere nessun soggetto sarebbe mai entrato in azienda».
(La stampa, 7 ottobre 2008)