19.07.2012

IBM CHIEDE IL TRASFERIMENTO DI 76 ADDETTI

La Ibm nei giorni scorsi ha annunciato alle rappresentanze dei lavoratori e alle organizzazioni sindacali di tutte le sedi italiane la riorganizzazione di alcune funzioni, prevedendo il trasferimento collettivo di circa 300 dipendenti da tutte le sedi italiane a Segrate, in provincia di Milano. Dei 300 addetti da trasferire ben 76 lavorano presso la sede di Torino costituita da un organico di circa 700 tecnici.

La Fiom-Cgil ritiene il trasferimento non giustificato, in quanto Ibm sta attuando sempre di più un'organizzazione del lavoro geograficamente decentrata, addirittura utilizzando il telelavoro e usufruendo e incentivando le risorse di paesi esteri. Emerge con chiarezza la vera finalità dell’operazione: costringere alle dimissioni il maggior numero di dipendenti, a fronte dell’impatto, sia economico che familiare, che questa scelta aziendale comporterà sulle lavoratrici e sui lavoratori coinvolti. Inoltre, dai dati di bilancio 2011, Ibm Italia ha prodotto un utile maggiore che nel 2010. Al di la delle dichiarazioni pubbliche di grande considerazione per i suoi dipendenti, Ibm, con questa scelta, ha deciso di far pagare ai lavoratori le responsabilità del management Italiano.

Claudio Gonzato, della Fiom-Cgil, dichiara: «La decisione presa dall'Ibm è estremamente grave sia nei tempi che nei modi in cui è stata formalizzata. Nei tempi, in quanto fatta in un periodo dell’anno in cui diventa sostanzialmente difficile il confronto; e nei modi, con una procedura unilaterale senza alcuna comunicazione preventiva alle strutture sindacali e alle Rsu delle varie sedi. Ci auguriamo che nell’incontro fissato in Assolombarda per il 26 luglio, l’azienda decida di aprire un tavolo di confronto con il sindacato per raggiungere un accordo condiviso».

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