IBM CHIEDE IL TRASFERIMENTO DI 76 ADDETTI
La
Ibm
nei
giorni scorsi ha annunciato
alle
rappresentanze dei lavoratori e alle organizzazioni sindacali di
tutte le sedi italiane la riorganizzazione di alcune funzioni,
prevedendo il trasferimento
collettivo di
circa 300
dipendenti da
tutte le sedi italiane a Segrate,
in provincia di Milano. Dei 300 addetti da trasferire ben 76
lavorano
presso la sede di
Torino costituita
da un organico di circa 700 tecnici.
La
Fiom-Cgil ritiene il trasferimento
non giustificato,
in quanto Ibm
sta
attuando
sempre
di più un'organizzazione
del
lavoro
geograficamente
decentrata,
addirittura utilizzando il telelavoro
e
usufruendo e incentivando le risorse
di
paesi
esteri.
Emerge con chiarezza la vera finalità dell’operazione: costringere
alle dimissioni il maggior numero di dipendenti, a fronte
dell’impatto, sia economico che familiare, che questa scelta
aziendale comporterà sulle lavoratrici e sui lavoratori coinvolti.
Inoltre, dai dati di bilancio
2011,
Ibm
Italia ha
prodotto
un
utile
maggiore che
nel 2010.
Al di la delle dichiarazioni pubbliche di grande considerazione per i
suoi dipendenti, Ibm, con questa scelta, ha deciso di far pagare ai
lavoratori le responsabilità del management Italiano.
Claudio
Gonzato,
della Fiom-Cgil, dichiara:
«La decisione presa dall'Ibm è estremamente grave sia nei tempi che
nei modi in cui è stata formalizzata. Nei tempi, in quanto fatta in
un periodo dell’anno in cui diventa sostanzialmente difficile il
confronto; e nei modi, con una procedura unilaterale senza alcuna
comunicazione preventiva alle strutture sindacali e alle Rsu delle
varie sedi. Ci auguriamo che nell’incontro fissato in Assolombarda
per il 26 luglio, l’azienda decida di aprire un tavolo di confronto
con il sindacato per raggiungere un accordo condiviso».