19.03.2009

INDESIT - Viglia del corteo con qualche spiraglio

Vigilia con qualche spiraglio per la Indesit di None, in attesa della manifestazione nazionale dei lavoratori del gruppo che questa mattina li vedrà sfilare in corteo dall' Unione Industriale a piazza Castello. Da ieri infatti le dichiarazioni di Paola Merloni, la parlamentare del Pd alla quale nei giorni scorsi si erano rivolti alcuni colleghi di partito, hanno fatto intuire l' esistenza di una riflessione in atto su come, con quali volumi produttivi e con quale sostegno da parte del sistema locale mantenere eventualmente aperto lo stabilimento in provincia di Torino. Un' ipotesi, quella che il gruppo non lasci definitivamente None, che resta l' unica ammissibile per i sindacati,e che vede impegnato lo stesso Chiamparino. Anche lui ci sarà oggi, così come il presidente della Provincia Antonio Saitta e una folta delegazione di politici guidata - per il Pd - da Cesare Damiano. «La posizione della Indesit deve uscire dall' ambiguità - dice da parte sua Giorgio Airaudo, segretario della Fiom- La fabbrica chiude o no? Nel primo caso, lavoratori, sindacato, amministratori locali non potranno che continuare la loro battaglia e denunciare in tutti i modi una devastante operazione di delocalizzazione industriale. Nel secondo, il confronto potrà proseguire sui livelli di occupazione e di produzione: anche il sindacato è consapevole della crisi, ma non può accettare scelte così gravi come quella di cancellare un' intera fabbrica». Su posizioni analoghe anche Fim e Uilm, che sono tornate a esprimersi contro la chiusura con le parole di Claudio Chiarle e Maurizio Peverati. Ma quale potrebbe essere l' ipotesi di compromesso? Tutto ruota intorno al numero di lavastoviglie attualmente prodotto a None. Oggi dalla fabbrica del Pinerolese escono circa 500.000 pezzi l' anno, controi 200.000 prodotti in Polonia dove il gruppo Merloni ha annunciato di voler spostare l' intera produzione. Ma se prima della crisi l' obiettivo finale era quello di raggiungere (e vendere) un milione 400.000 lavastoviglie l' anno, ora i piani aziendali si sono ridimensionati intorno alle 700.000 unità. Il complesso confronto tra Indesit, enti locali e potenziali partner ruota dunque intorno al modo di ridistribuire sui due stabilimenti, polacco e italiano, un volume produttivo sostanzialmente identico all' attuale: se la fabbrica non chiuderà, sono quindi comunque probabili ridimensionamenti in favore dell' impianto polacco. Nell' ipotesi originaria, chiudere tout court a None, viceversa, l' azienda avrebbe comunque dovuto assumere nuovi operai in Polonia, mentre l' unico dialogo possibile con gli enti locali appariva fino a pochi giorni fa quello sulla ricollocazione degli addetti italiani. Ma la dura opposizione dei sindacati, l' ondata di solidarietà che dal Pinerolese ha rapidamente investito Torino e coinvolto anche la Regione e, probabilmente, anche i riflessi politici dell' operazione - con una deputata del partito di Franceschini coinvolta in quei licenziamenti e in quella fuga dall' Italia che lo stesso Pd chiede di scongiurare - avrebbero provocato un ripensamento in seno al gruppo. Ora, dunque, sul tavolo potrebbero esserci tagli al personale, cassa integrazione, forse prepensionamenti: soluzioni dolorose ma pur sempre più accettabili di un tratto di penna rossa su una fabbrica intera.

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