20.11.2008

FIM-FIOM-UILM - Una crisi mai vista prima

Una crisi senza precedenti mai verificatasi negli ultimi 30 anni. I metalmeccanici piemontesi di Fim-Fiom-Uilm unitariamente oggi hanno deciso di intervenire. Nessun allarmismo ma la cruda realtà cui devono seguire adeguate risposte istituzionali per prevenire, in tempo utile, i danni maggiori e fare fronte, per tempo, alle difficoltà di reddito cui andranno incontro i lavoratori.



MAURIZIO PEVERATI segretario Uilm-Uil Torino ha evidenziato alcuni dati.



  • Sono 27 mila tutt’oggi i lavoratori in cassa integrazione del settore.

  • Sono 450 le aziende metalmeccaniche coinvolte.

  • Un dato che potrebbe essere aumentato del 15% aggiungendo le aziende non associate ad Api e Amma.

  • Sono 4800 gli interinali lasciati a casa ad oggi di cui 1200 solo in Fiat.

  • Il ricorso alla cassa integrazione da settembre è aumentato del 75%.

  • Per dicembre si prevede un aumento della cassa integrazione fino al coinvolgimento di circa 50 mila persone.

  • 27 aziende entro fine anno finiranno gli ammortizzatori sociali straordinari, dopo sarà l’inevitabile chiusura.



Peverati ha dichiarato: “La situazione è drammatica e peggiorerà nei prossimi mesi. Il peggio è che non c’è un vero interlocutore con cui confrontarci. Se una crisi è transitoria o circoscritta si può ridurne l’impatto sui redditi dei lavoratori con accordi sindacali. Qui è diverso. Chiediamo a Cgil-Cisl e Uil di mediare insieme soluzioni per tamponare velocemente questa grave crisi ragionando sui possibili scenari per rilanciare questo settore così gravemente colpito”.



CLAUDIO CHIARLE segretario FIM-CISL Torino ha dichiarato:

In questa fase i tre sindacati metalmeccanici confederali devono guardare a cosa li unisce e non a cosa li divide. Brutto dirlo ma questa crisi ci unisce, nel senso che dobbiamo fare fronte comune per forza per affrontarla. Nell’affrontarla ho a cuore che si pensi però anche al futuro, a quando supereremo questo momento difficile. Cosa fare? Ad esempio chiedere investimenti nel settore delle energie rinnovabili, delle nuove produzioni, così da tamponare oggi i danni della crisi e investire contemporaneamente sul domani. Le istituzioni? Devono lavorare sugli ammortizzatori ma non solo, puntando per l'appunto sullo sviluppo a lungo termine”.



GIORGIO AIRAUDO segretario FIOM-CGIL Torino ha dichiarato

Non vogliamo essere allarmisti ma comunicare la realtà per agire per tempo. Per la prima volta da 30 anni, tra la prima settimana di dicembre e fine anno, si fermeranno le produzioni di tutte le case automobilistiche europee. Nessuna sarà esclusa! La crisi è continentale e non italiana. Torino? È solo il campanello di allarme per il nostro paese perché è il più sensibile su questo fronte. Occorrono interventi istituzionali urgenti per creare opportunità concrete di reazione alla crisi. Le differenze che sussistono tra i tre sindacati non ci divideranno nella difesa dell'occupazione: accanto all'estensione degli ammortizzatori a tutti servono investimenti che vadano oltre gli incentivi per la rottamazione e sostengano nuove produzioni a basso costo energetico, basso impatto ambientale, con propulsioni alternative ai motori a scoppio: così sostiene il rilancio di un'industria dell'automobile che guardi al futuro”.



TUTTI E TRE I SEGRETARI sono stati concordi nel ribadire che le istituzioni devono aumentare le disponibilità economiche per gli ammortizzatori sociali, favorirne l'utilizzo presso aziende piccole e artigiane che non li hanno, garantirne il godimento ai precari e mettere anche a disposizione risorse per il sostegno al reddito dei lavoratori sospesi in Cigs evitando la tagliola della non ripetibilità del sostegno che colpirebbe i lavoratori da più tempo in cassa integrazione, come quelli della Bertone e della Pininfarina. Va allargato il provvedimento di detassazione, vedi tredicesima mensilità e contrattazioni sindacali, perché la sola detassazione degli straordinari oggi è uno strumento inattuale e inefficace. Ovviamente, concludono, vanno sostenute nuove iniziative industriali perché, gli incentivi statali sulle rottamazioni, utili in crisi cicliche, in questo caso da soli non sarebbero efficaci.

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